La mia vita con Son

Questa storia certamente non è una storia d’amore, ma di pazienza, di coraggio e forza che vorrei condividere con le donne che hanno a che fare tutti i giorni con un amico fedele e inseparabile che si aggrappa a te, con tutte le sue forze, che ha messo le sue radici non solo nel tuo corpo, ma nella tua mente, nel tuo cuore e ti fa pensare e ti fa riflettere, ti fa piangere e qualche volta anche ridere, è un amico di cui non puoi fare a meno: il Parkinson.

Che grossa parola, che difficilmente si riesce a pronunciare, per questo ho deciso di chiamarlo “il mio amico Son”.

Un bel giorno o meglio, triste giorno, di alcuni anni fa, non riuscivo a camminare, i piedi erano incollati al pavimento, il mio corpo era rigido, il mio cervello non riusciva a controllare i miei muscoli, io stessa prigioniera del mio corpo.

Vi assicuro una sensazione di malessere tremendo e allo stesso tempo di impotenza. Non puoi fare niente!

Mi sono precipitata da un neurologo che freddamente ha pronunciato la mia condanna. “Lei ha il Parkinson”.

Ero sola, muta, arrabbiata, confusa, stupita, triste, fredda e pietrificata come una roccia.

Sono uscita in fretta dallo studio, non avevo lacrime, non respiravo come fossi in apnea, ero come un Robot. Ho guardato in alto: “Dio aiutami!”  Ho esclamato.

La mia vita da quel giorno, cambiata sicuramente: alcuni giorni sono sì, alcuni così così, altri decisamente no.

Ho imparato a chiedere aiuto.

Ho imparato a essere respinta e, nonostante questo grande dolore, ho anche imparato a non arrendermi.

Ho imparato a vivere momenti on/off

Ho imparato a dire “ho la malattia di Parkinson”, semplicemente guardo i miei adorati figli e riesco ancora ad accarezzarli, ci sono.

Guardo i miei splendidi nipoti e riesco ancora a giocare con loro, ci sono.

Riesco ancora a ridere, ci sono.

Parlo con Dio e lo ringrazio ogni giorno per esserci e per l’amore che mi dà la mia famiglia.

Ovviamente ogni giorno è una sfida.

Non è facile avere la pazienza per accettare le cose che non posso cambiare, avere il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare e avere la saggezza di distinguere le une dalle altre.

Non ho scelto il Parkinson, è lui che h scelto me e sono certa che più cerco le cause, più cerco di spiegarle, di capirle, di correggerle, più ne soffro.

Quale messaggio potrei trasmettere?

Non arrendetevi mai, reagite, perché la vita non finisce con una diagnosi di Parkinson…anzi…

È importante non trascurare per nessuna ragione, il proprio aspetto fisico.

È importante coltivare ogni giorno interessi che divertono, appassionano.

È importante trarre sempre una piccola soddisfazione da quanto si sta facendo.

È importante avere un atteggiamento positivo, perché l’ansia, il malumore sono emozioni intense che possono mettere a dura prova l’equilibrio e il senso di benessere della persona.

È importante, soprattutto, care lettrici, interagire con le persone che ci stanno vicino per condividere le preoccupazioni.

L’amore vince sempre.

Mulak