Perche’ scrivere fa bene?

Professore: perché volete scrivere?

Giovane Salinger: perché io vado in collera per tante cose. Ma quando scrivo faccio qualcosa per la mia rabbia e do voce ai miei pensieri.

Professore: la vostra scrittura dovrebbe basarsi su questo, esplorare tutto ciò che vi manda in collera al fine di metterlo dentro una storia”

Questo breve dialogo tratto dal film “Rebel in the Rye” sulla vita dello scrittore J.D. Salinger sintetizza ciò che intendo spiegare in queste righe.

Perche’ scrivere fa bene?

Quante volte nelle nostre giornate ci capita di avere pensieri negativi?

Quante volte si attivano in noi atteggiamenti che non riusciamo a decifrare, che si impongono su noi stessi senza lasciarci la capacità di scegliere?

Ci fanno sentire dominati dagli eventi, non protagonisti della nostra vita.

Vi racconto una breve storia.

Una stanza da letto. Un matrimoniale con le lenzuola appena lavate che profumano di pulito. La tv a schermo piatto, nel buio della notte, è entrata in modalita’ stand by e mostra delle immagini astratte.

Solo una lampadina accesa.

Ginevra allungata su un lato, sul bordo del letto. Si è addormentata con l’ultimo libro preso all’autogrill, frutto di un acquisto che incuriosisce per il tempo di un capitolo. Il libro è scivolato dalle mani ed è caduto a terra.

Si è messa nel letto molto presto. Pietro è partito in mattinata, per Milano, per un convegno. Non l’ha sentito tutto il giorno e questo la inquieta. Strani pensieri intrusivi dominano la sua mente, la lettura l’ha aiutata a spostare l’attenzione e a prendere sonno.

All’improvviso, nel silenzio della notte i suoi occhi si aprono. Spalancati, guardano l’ora sulla sveglia.

Le tre in punto. Il cellulare è presto tra le mani.

Pietro è sparito, neanche un messaggio, una telefonata niente di niente. “forse mi sta tradendo con una collega? Non ha voglia di sentirmi? Si sta divertendo per le strade di Milano? Gli ho scritto un messaggio alle otto. Mi ha risposto che stava andando a cena. Poi più nulla. Non devo scrivere, devo ignorarlo”.

Poi, in automatico, le dita sulla tastiera…Che diamine puoi anche farti sentire…ci vogliono dieci secondi a mandare un messaggio? No no…non devo…cancella.

Poi ripensa a cosa scrivere, cambia idea, le viene in mente lui con un’altra.

L’ansia sale e il pensiero diventa ossessivo.

Decide di fare una cosa. Scrivere tutto quello che le viene in mente e poi scegliere se inviare o meno.

Prende il pc, apre una pagina word e diventa un fiume in piena. Scrive, scrive, scrive. Riflette sull’evento che ha scatenato un pensiero, che a sua volta ha scatenato un’emozione, che sente nello stomaco.

Non si accorge del tempo che passa, si sente sollevata. Il battito cardiaco si è abbassato, l’ansia placata, un senso di leggerezza la pervade. Sono le quattro. Chiude il computer si gira dall’altra parte del letto e si dice: Ho esagerato, mi scriverà quando torna in albergo. E finalmente si addormenta.

Questa semplice storia ci spiega perche’ Ginevra si è sentita meglio.

La scrittura libera il pensiero ci aiuta a focalizzarlo attraverso un’azione metacognitiva, scrivendo, riusciamo a leggere i nostri pensieri, a guardarli come altro da noi.

Scrivere è una forma di autoterapia. Aiuta a comprendere il proprio vissuto, a rielaborarlo dandogli forma, a riconoscere le emozioni a conoscersi meglio.

L’elenco dei benefici è lungo e basta leggere qualche articolo online per scoprine la lista. Non voglio annoiare, né ergermi a guaritrice delle problematiche altrui.

L’ho sperimentato piu’ volte e ha funzionato.

Prova anche tu.

Quando un evento della tua vita attiva un trigger point, uno stato di attivazione della tua mente che fai fatica a gestire, prova a scrivere.

La scrittura ti aiuta.

Buona scrittura